Negli ultimi anni, nelle mie risalite con l’auto dal sud verso Bologna mi faccio passare lo sfizio di deviare dal canonico itinerario autostradale sulla A1 per imboccare all’altezza di Orte l’autostrada E45. Il percorso si svolge in parte parallelamente alla A1 ma poi si snoda nel cuore dell’umbria e di parte della toscana risalendo per la Valtiberina e il Casentino per arrivare fino a Cesena. Da lì poi l’a14 porta fino a Bologna. Una piccola deviazione di un trequarti d’ora ma compensata dal piacere di ammirare bei paesaggi che lambiscono borghi medioevali più o meno famosi. E anche dal piacere di non pagare il pedaggio e di non trovare traffico sostenuto come sulla A1. E’ talmente suggestivo il paesaggio che ti può capitare come talvolta è successo a me e alla mia compagna di sostare in uno di quei borghi che si trovano in prossimità del percorso. Nell’imboccare la Valtiberina ci si trova dopo un poco ad ammirare in lontananza Sansepolcro, più o meno nella stessa posizione dove nel lontano 1944 un capitano britannico di nome Anthony Clarke stava per bombardare Sansepolcro fermandosi però giusto in tempo per essersi ricordato improvvisamente che quel luogo non gli era del tutto estraneo. Del nome di quella città, infatti, aveva letto da adolescente in un libro di Huxley che parlava di Piero della Francesca e della sua Resurrezione (collocata allora nel Palazzo comunale della città), definita “ la più bella pittura al mondo” . Per togliersi ogni dubbio, decise di fare una verifica che gli fu possibile perché i tedeschi non erano presenti nella parte della città dove era custodito il quadro, cioè il Palazzo comunale. Si narra (non si sa quanto sia vero) che il capitano alla vista del quadro intatto rimase in contemplazione per molte ore dopo naturalmente aver fatto rientrare l’ordine di bombardare il borgo. Il Gesù Cristo della Resurrezione è uno splendido affresco risalente alla metà del XV secolo e i cittadini di quel Borgo per esprimere la loro gratitudine al capitano gli hanno dedicato la cittadinanza onoraria e il nome di una via. Oggi, il quadro è esposto al Museo civico e naturalmente consiglio di visitarlo per ammirare le opere di Piero Della Francesca tra cui appunto quello che è stato considerato da molti studiosi (a partire dal Vasari) come l’opera migliore di Piero o addirittura come uno dei dipinti più belli del mondo (Huxley). Tra i capolavori del Piero presenti nelle sale del Museo è quello che più di ogni altro ha catturato in modo magnetico la nostra attenzione per coinvolgerci in maniera profonda. Ci colpì la figura del Cristo al centro del quadro, con quel portamento maestoso, solenne, imponente, che si erge dal sepolcro. L’impressione è che ti guardi, ti parli, per trasmetterti la sua forza, quella forza con cui – per alcuni interpreti dell’opera- sarà capace di guidare l’umanità verso un fururo senza timori.
Sull’opera naturalmente ci sono recensioni a go-go di esperti d’arte che si trovano anche in rete. Tra le altre opere di Piero esposte nelle sale da ammirare anche La Madonna della Misericordia che fa parte di un polittico. Così come nella Resurrezione (la testa di Cristo al vertice di un triangolo alla cui base ci sono il sepolcro ed i soldati) anche in quest’altro affresco si rimane colpiti dalla geometricità precisa del dipinto. A parte il Museo merita una visita anche Sansepolcro con le sue belle chiesette e le sue viuzze che ci mostrano un borgo non molto dissimile da quello di sei secoli fa. Nel lasciare il Borgo e la Valtiberina riprendiamo la E45 deviando verso la cittadina di Poppi, addentrandoci così nel Casentino dove più o meno a 450 mt slm, adagiato su un colle un meraviglioso castello domina dall’alto tutta la zona circostante, tanto da essere considerato il simbolo dell’intera valle e Poppi uno dei gioielli del Casentino, oltre che essere uno dei borghi più belli d’Italia.
Il castello merita assolutamente la visita, così come gli splendidi paesaggi circostanti. Il castello venne edificato alla fine del XII secolo dalla nobile e potente famiglia dei Conti Guidi. Particolarmente bella ed elegante la scala interna progettata dall’architetto Turriani e realizzata alla fine del XV secolo. Al piano terra, appena vicino all’ingresso sulla destra la prigione del castello, invece, una volta entrati all’interno sulla destra del piazzale ci sono le scuderie. In fondo alla corte, il “tavolo della giustizia”, dove si adottavano le decisioni ed amministrata la giustizia, oltre ad emanare le sentenze. Al primo piano del castello nella sala della battaglia, oltre alle armi che all’epoca si usavano in battaglia (si tratta di riproduzioni) c’è anche un grande plastico che riproduce gli schieramenti delle truppe Guelfe e Ghibelline nel corso della Battaglia di Campaldino dell’11 giugno 1289. Battaglia famosa anche per la presenza tra le truppe guelfe di Dante. Lo stesso Dante ritorno nella regione (il casentino), ospite in esilio per un anno dei Conti Guidi nel 1310.Pare che durante questo periodo di permanenza presso il castello abbia composto XXXIII canto dell’Inferno.
Negli ultimi anni, nelle mie risalite con l’auto dal sud verso Bologna mi faccio passare lo sfizio di deviare dal canonico itinerario autostradale sulla A1 per imboccare all’altezza di Orte l’autostrada E45. Il percorso si svolge in parte parallelamente alla A1 ma poi si snoda nel cuore dell’umbria e di parte della toscana risalendo per la Valtiberina e il Casentino per arrivare fino a Cesena. Da lì poi l’a14 porta fino a Bologna. Una piccola deviazione di un trequarti d’ora ma compensata dal piacere di ammirare bei paesaggi che lambiscono borghi medioevali più o meno famosi. E anche dal piacere di non pagare il pedaggio e di non trovare traffico sostenuto come sulla A1. E’ talmente suggestivo il paesaggio che ti può capitare come talvolta è successo a me e alla mia compagna di sostare in uno di quei borghi che si trovano in prossimità del percorso. Nell’imboccare la Valtiberina ci si trova dopo un poco ad ammirare in lontananza Sansepolcro, più o meno nella stessa posizione dove nel lontano 1944 un capitano britannico di nome Anthony Clarke stava per bombardare Sansepolcro fermandosi però giusto in tempo per essersi ricordato improvvisamente che quel luogo non gli era del tutto estraneo. Del nome di quella città, infatti, aveva letto da adolescente in un libro di Huxley che parlava di Piero della Francesca e della sua Resurrezione (collocata allora nel Palazzo comunale della città), definita “ la più bella pittura al mondo” . Per togliersi ogni dubbio, decise di fare una verifica che gli fu possibile perché i tedeschi non erano presenti nella parte della città dove era custodito il quadro, cioè il Palazzo comunale. Si narra (non si sa quanto sia vero) che il capitano alla vista del quadro intatto rimase in contemplazione per molte ore dopo naturalmente aver fatto rientrare l’ordine di bombardare il borgo. Il Gesù Cristo della Resurrezione è uno splendido affresco risalente alla metà del XV secolo e i cittadini di quel Borgo per esprimere la loro gratitudine al capitano gli hanno dedicato la cittadinanza onoraria e il nome di una via. Oggi, il quadro è esposto al Museo civico e naturalmente consiglio di visitarlo per ammirare le opere di Piero Della Francesca tra cui appunto quello che è stato considerato da molti studiosi (a partire dal Vasari) come l’opera migliore di Piero o addirittura come uno dei dipinti più belli del mondo (Huxley). Tra i capolavori del Piero presenti nelle sale del Museo è quello che più di ogni altro ha catturato in modo magnetico la nostra attenzione per coinvolgerci in maniera profonda. Ci colpì la figura del Cristo al centro del quadro, con quel portamento maestoso, solenne, imponente, che si erge dal sepolcro. L’impressione è che ti guardi, ti parli, per trasmetterti la sua forza, quella forza con cui – per alcuni interpreti dell’opera- sarà capace di guidare l’umanità verso un fururo senza timori.
Sull’opera naturalmente ci sono recensioni a go-go di esperti d’arte che si trovano anche in rete. Tra le altre opere di Piero esposte nelle sale da ammirare anche La Madonna della Misericordia che fa parte di un polittico. Così come nella Resurrezione (la testa di Cristo al vertice di un triangolo alla cui base ci sono il sepolcro ed i soldati) anche in quest’altro affresco si rimane colpiti dalla geometricità precisa del dipinto. A parte il Museo merita una visita anche Sansepolcro con le sue belle chiesette e le sue viuzze che ci mostrano un borgo non molto dissimile da quello di sei secoli fa. Nel lasciare il Borgo e la Valtiberina riprendiamo la E45 deviando verso la cittadina di Poppi, addentrandoci così nel Casentino dove più o meno a 450 mt slm, adagiato su un colle un meraviglioso castello domina dall’alto tutta la zona circostante, tanto da essere considerato il simbolo dell’intera valle e Poppi uno dei gioielli del Casentino, oltre che essere uno dei borghi più belli d’Italia.
Il castello merita assolutamente la visita, così come gli splendidi paesaggi circostanti. Il castello venne edificato alla fine del XII secolo dalla nobile e potente famiglia dei Conti Guidi. Particolarmente bella ed elegante la scala interna progettata dall’architetto Turriani e realizzata alla fine del XV secolo. Al piano terra, appena vicino all’ingresso sulla destra la prigione del castello, invece, una volta entrati all’interno sulla destra del piazzale ci sono le scuderie. In fondo alla corte, il “tavolo della giustizia”, dove si adottavano le decisioni ed amministrata la giustizia, oltre ad emanare le sentenze. Al primo piano del castello nella sala della battaglia, oltre alle armi che all’epoca si usavano in battaglia (si tratta di riproduzioni) c’è anche un grande plastico che riproduce gli schieramenti delle truppe Guelfe e Ghibelline nel corso della Battaglia di Campaldino dell’11 giugno 1289. Battaglia famosa anche per la presenza tra le truppe guelfe di Dante. Lo stesso Dante ritorno nella regione (il casentino), ospite in esilio per un anno dei Conti Guidi nel 1310.Pare che durante questo periodo di permanenza presso il castello abbia composto XXXIII canto dell’Inferno.