Spiega il tuo canto
agli ulivi d’argento
dopo quest’ultimo inverno
vissuto.
Ancora una volta
partecipa il tuo pensiero
al tripudio dell’incipiente primavera.
Trascorsa è un’altra sera,
ritaglio di vita
sulla strada smarrita.
In bilico sul muro
del mistero del tempo
pellegrino
il mio cuore ripercorre
i sentieri sorridenti al sole
che torna a riscaldare
la terra
e questo mare.
Lungo la strada Volterrana
ho ritrovato, con la tenerezza dello sguardo
ritornato fanciullo,
macchie di profumate viole
aggrappate come stole
alle zolle sul bordo
dei fossati
specchi di cielo incastrati
nella terra tormentata
dai fiotti di pioggia.
Nei rami ancora spogli
liberati dal gelo anestetico
della dolorsa mora invernale,
si scioglie la linfa del destino
di vivere, e gonfie
di songni ritornano
gemme di foglie.
Nell’aria ritessono
voli gli uccelli
ai nuovi trepori
cantando
i primi amori.
E poi improvvisa ritorna
ma spenta l’idea
della retta infinita
che taglia
del pensiero lo sguardo
nello spazio smisurato della mente.
Sale la mia ombra
allora,
la lunga scalinata
della Pieve lungo la strada
sullo sfondo sbiancato
del pallore
della sua facciata.
È il cammino di preghiera
sul far della sera
dell’antico pellegrino che torna.
Coi piedi nudi piegati
solo dal pensiero
di un voto mai sciolto
nell’orgoglio che sento sconfitto,
che voglio infine risolto,
recito in silenzio
con l’anima assorta
segreta una preghiera
sul far della sera.
La mia primavera.