Laura Boella, studiosa del pensiero femminile del Novecento, in questo saggio traccia, rintraccia e annoda i fili che tengono assieme l’ordito della complessa vicenda umana ed intellettuale di Hannah Arendt, la grande studiosa del secolo scorso, che non amava definirsi filosofa e nemmeno pensatrice politica, refrattaria come era ad ogni ipostatizzazione definitoria di un agire che doveva invece restare sempre e solo in mezzo alle cose del mondo, alla propria contemporaneità e alle sue ineludibili interrogazioni e solo in quello stare cercare e trovare il senso del proprio esistere.
Ebrea fuggita dalle persecuzioni naziste, allieva di Heidegger, amante di gioventù e maestro controverso, esule permanente, prima in Francia e poi negli Stati Uniti, testimone dunque della Storia e dei suoi pesanti effetti, Hannah Arendt, attraverso il ritratto che con finezza, grazia, partecipazione ma anche con esattezza d’analisi, ce ne consegna Laura Boella, ci appare nella sua luce più chiara, quella della dimensione politica, la sola capace di ricomporre i vari aspetti dell’esistenza in una trama il cui senso dipende dall’articolarsi del pensare e dell’agire del singolo con il con pensare e l’agire del resto della comunità e della contemporaneità di cui si fa parte.
La vita della Arendt ci testimonia dunque che il senso della libertà dell’individuo si estrinseca nel suo assumersi una responsabilità collettiva che richiede intelligenza analitica e profondità d’indagine, non in vista di un costrutto teorico, ma in direzione della partecipazione concreta all’unica vita possibile, quella activa.
Laura Boella, studiosa del pensiero femminile del Novecento, in questo saggio traccia, rintraccia e annoda i fili che tengono assieme l’ordito della complessa vicenda umana ed intellettuale di Hannah Arendt, la grande studiosa del secolo scorso, che non amava definirsi filosofa e nemmeno pensatrice politica, refrattaria come era ad ogni ipostatizzazione definitoria di un agire che doveva invece restare sempre e solo in mezzo alle cose del mondo, alla propria contemporaneità e alle sue ineludibili interrogazioni e solo in quello stare cercare e trovare il senso del proprio esistere.
Ebrea fuggita dalle persecuzioni naziste, allieva di Heidegger, amante di gioventù e maestro controverso, esule permanente, prima in Francia e poi negli Stati Uniti, testimone dunque della Storia e dei suoi pesanti effetti, Hannah Arendt, attraverso il ritratto che con finezza, grazia, partecipazione ma anche con esattezza d’analisi, ce ne consegna Laura Boella, ci appare nella sua luce più chiara, quella della dimensione politica, la sola capace di ricomporre i vari aspetti dell’esistenza in una trama il cui senso dipende dall’articolarsi del pensare e dell’agire del singolo con il con pensare e l’agire del resto della comunità e della contemporaneità di cui si fa parte.
La vita della Arendt ci testimonia dunque che il senso della libertà dell’individuo si estrinseca nel suo assumersi una responsabilità collettiva che richiede intelligenza analitica e profondità d’indagine, non in vista di un costrutto teorico, ma in direzione della partecipazione concreta all’unica vita possibile, quella activa.